lunedì 12 luglio 2010

III.7.7. Israele, oggi

Oggi lo Stato di Israele si estende per una superficie di 22.145 Kmq (come l’Emilia-Romagna) e ospita 7.116.700 abitanti (al dicembre 2006), di cui 75,8% ebrei, 19,9% arabi (Vercelli 2008: 138). Bisogna tuttavia notare che un 60% della superficie è terreno desertico. “La zona prevalentemente abitata in Israele comprende dunque poco più di 8000 kmq” (Della Pergola 2007: 69). Ora, se consideriamo che l’Emilia-Romagna ospita in 22124 kmq poco più di 4 milioni di abitanti, possiamo ben comprendere come Israele sia uno degli Stati più densamente popolato al mondo.
Bisogna ricordare che i quasi cinque milioni e mezzo di ebrei che oggi vivono in Israele, ai quali occorre aggiungere 300 mila coloni che sono insediati nei territori palestinesi, “sono arrivati da 104 paesi e, oltre tutte le differenze culturali e le lingue, hanno portato anche l’antagonismo fra loro che già c’era quando stavano nei paesi dai quali provengono” (Moncada 2009: 75). Ne discende che gli ebrei d’Israele non costituiscono una popolazione omogenea, ma comprendono gruppi diversi per cultura, idee, tradizioni e fede religiosa. Ve ne sono di credenti e di laici, e tutti “sono tenuti assieme soltanto dalla necessità di difendersi fisicamente dagli arabi” (Moncada 2009: 77).
Sull’altro fronte, troviamo i Territori palestinesi, che si estendono su una superficie di 5884 kmq e comprendono due realtà politiche: “quella cisgiordana, controllata dall’Olp, dove vivono 2 milioni e mezzo di persone, e quella di Gaza, oramai feudo di Hamas, dove si trovano un milione e mezzo di abitanti” (Vercelli 2010: 209). I Territori palestinesi ospitano dunque 4 milioni di persone: 3,6 milioni palestinesi, 440 mila ebrei. Anche qui ci troviamo di fronte ad una regione sovrappopolata: basti pensare che la Liguria, coi suoi 5421 kmq, ospita circa 1,6 milioni di abitanti.
Complessivamente, Israele e Territori Palestinesi, in un’area di 27956 kmq, ospitano quasi 11 milioni di abitanti: per farci un’idea, ricordiamo che le persone residenti in Sicilia (25708 kmq) sono poco più di 5 milioni.
Consideriamo ora gli ebrei che vivono nel mondo. Essi sono circa 13 milioni: 5,4 milioni risiedono in Israele, 440 mila in Cisgiordania, 5,65 milioni nell’America del Nord, 1,06 milioni nell’Europa occidentale, il resto è distribuito nei paesi dell’ex Urss (360 mila), nell’America Latina (397 mila), nell’Oceania (109 mila), nell’Europa orientale (94 mila), in altri paesi dell’Asia e dell’Africa (118 mila). È presumibile che una parte di essi, anche se non tantissimi, avrebbe piacere di trasferirsi in Israele, ma se così facessero, andrebbero ad incrementarne il sovrappopolamento, con tutti i problemi connessi.
Dobbiamo anche considerare i palestinesi nel mondo, che sono poco meno di 10 milioni: 3,6 milioni vivono nei Territori Palestinesi, 1,2 milioni in Israele, 4,5 milioni in altri paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, 560 mila in altri paesi del mondo. Ora, se, com’è presumibile, la maggior parte di essi intendesse fare ritorno nel proprio paese, nella regione israelo-palestinese si determinerebbe una situazione demografica esplosiva, con i palestinesi che diventerebbero maggioranza. Se a ciò aggiungiamo il fatto che possiamo facilmente prevedere un futuro a maggioranza sempre più araba, con conseguenze prevedibilmente esiziali per uno Stato israeliano ebraico. Secondo Sergio Della Pergola, “La realizzazione di un ritorno di milioni di palestinesi nello stato di Israele implicherebbe un drastico cambiamento nel profilo culturale del paese, e sarebbe l’equivalente a voler decretarla fine dello stato ebraico” (2007: 223).
Supponiamo ora che niente di tutto ciò accadrà e che la situazione dello Stato di Israele rimarrà stabile così come è oggi: è difficile immaginare se e come ebraismo e sionismo riusciranno a trovare un punto d’incontro. Il fatto è che, oggi, “la stragrande maggioranza degli israeliani intende la propria ebraicità come un’identità nazionale più che religiosa” (Cohn-Sherbok 2001: 159). Pertanto, il sionismo “auspica uno stato svincolato da una qualunque base religiosa ed etnica” (Greilsammer 2007: 102). Ora, l’idea di uno Stato moderno, democratico, laico e plurale è avversata dagli ebrei ultraortodossi, un 5% della popolazione, che continuano a sostenere l’idea di uno Stato ebraico religioso e che sono forti di un consenso elettorale di circa il 15%. Ebbene, le due posizioni appaiono incompatibili e non è facile prevedere se una della due riuscirà a prevalere sull’altra e con quali conseguenze.

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