lunedì 12 luglio 2010

F2) Speranze messianiche

Alcuni ebrei credono che Dio potrebbe attuare la sua promessa senza intervenire direttamente, ma delegando qualcuno al suo posto. Nasce così il fenomeno del Messianismo, che avrà diverse interpretazioni:
• Si spera che il messia sia un re della stirpe di David: “Spunterà un nuovo germoglio, nascerà nella famiglia di Iesse” (Iesse è il padre di Davide) (Is 11,1). “Verranno giorni nei quali io farò sorgere il germoglio di Davide, un suo discendente legittimo, dice il Signore. Questo re governerà con saggezza e attuerà il diritto e la giustizia nel paese” (Ger 23,5).
• Si accetta anche l’ipotesi che il messia possa essere un non-ebreo (Is 48,14), ad esempio, un re straniero, come Ciro (Is 42,1). “Io, il Signore, ti ho chiamato e ti ho dato il potere di portare giustizia sulla terra. Io ti ho formato e per mezzo tuo farò un’alleanza con tutti i popoli e porterò la luce alle nazioni” (Is 42,6).
• Si ipotizza anche che il messia possa essere solo un uomo dimesso e debole che si caricherebbe di tutti i peccati degli ebrei consentendo a Dio di potere finalmente mettere in atto la sua promessa: “Noi l’abbiamo rifiutato e disprezzato; come un uomo pieno di sofferenze e di dolore […]. Eppure egli ha preso su di sé le nostre malattie, si è caricato delle nostre sofferenze […]. il Signore ha fatto pesare su di lui le colpe di tutti noi […]. Lui, suo servo, ha dato la vita, come un sacrificio per gli altri […] renderà giusti davanti a me un gran numero di uomini, perché si è addossato i loro peccati […]. Ha preso su di sé le colpe di tutti gli altri ed è intervenuto a favore dei peccatori” (Is 53,3-12).
In sostanza, molti ebrei sognano un vero e proprio regno di Dio su questa terra, un regno universale, con a capo Dio stesso trasformato in uomo (messia), il quale siede su un trono insediato sul colle Sion, a Gerusalemme, coadiuvato dagli ebrei, i suoi figli prediletti, che svolgono le funzioni tipiche degli alti funzionari di Stato. In pratica, essi sognano un regno universale retto da un «re perfetto».

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