martedì 13 luglio 2010

II.6. I Fenici

Quelli che i greci chiamano fenici (che significa «rossi») dal colore rosso-porpora delle loro stoffe, sono uomini di lingua semitica, diventati giustamente famosi per avere inventato e diffuso l’alfabeto, ma anche per le loro qualità di navigatori, commercianti e raffinati artigiani. La loro storia inizia intorno a 4 mila anni fa e termina con l’avvento dell’Ellenismo (III sec. a.C.) a Oriente, e con la conquista di Cartagine da parte di Roma (146 a.C.) a Occidente.
Originari della regione che corrisponde al Libano di oggi, spinti da qualche difficoltà (crescita demografica? frequenti momenti di scarsità? conflitti interni? minaccia da parte di altri gruppi?), i fenici prendono presto la via del mare e, dal XII all’VIII sec. a.C., primeggiano in quanto a tecnica di navigazione. A bordo delle loro navi, dove hanno stipato i loro averi, questi uomini avventurosi partono per viaggi comunque rischiosi e forse senza ritorno, alla ricerca di territori dove scambiare le loro mercanzie o dove stabilirsi. Certo avranno un’idea di dove dirigersi e si avvarranno di informazioni di quanti li hanno preceduti, ma l’occupazione di un territorio, a meno che non sia disabitato, dev’essere un’impresa possibile solo in mancanza di una grande potenza politica residente, e comunque riserva non poche incognite. Nel corso dei loro viaggi, i fenici hanno modo di esplorare le coste del Mediterraneo e conoscere le popolazioni che vi abitano, con le quali stabiliscono rapporti commerciali. Per l’insediamento vengono preferite le aree costiere, in rapporto alle loro caratteristiche di fertilità, posizione e assenza di nemici temibili. Esplode così il fenomeno delle colonizzazioni.
A partire da circa 4000 anni fa, i fenici fondano, lungo le coste del Mediterraneo, numerose città, fra cui ricordiamo, in Siria, Ugarit, Biblo, Tiro, Sidone, Ascalona, Gaza, e nell’odierna Tunisia, la celeberrima Cartagine (814 a.C.), che, a sua volta, fonderà colonie nella Sicilia occidentale e in altri luoghi. Le città fenicie sono solitamente rette da una «monarchia democratica» simile a quella ittita. I poteri del re sono limitati sia da quelli del sacerdote, sia da quelli di un Consiglio di anziani, che rappresenta gli interessi della popolazione più abbiente: commercianti, armatori e proprietari terrieri. Non esiste uno stato fenicio vero e proprio.
Pur senza trascurare l’agricoltura, i fenici si distinguono come eccellenti fabbricatori di «oggetti di lusso» (gioielli, vetrerie, profumi, mobili incrostati di metallo e di avorio), che trasportano con le loro navi e scambiano con altri generi. Non sono inclini ad impegnarsi in imprese belliche, ma cercano di convivere pacificamente con le potenze del momento, cui tendono a sottomettersi, dichiarandosi disposti a pagare il tributo richiesto e ad offrire i propri servigi, pur di essere lasciati liberi.

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