martedì 13 luglio 2010

III.1.6. I Patriarchi

La Bibbia fa iniziare la storia degli ebrei col periodo dei patriarchi (ca. 1780-1200). Chi sono costoro? È difficile dirlo, dato che essi si collocano in un’epoca in cui non esistono ancora documenti scritti e gli habiru non avvertono ancora una coscienza di popolo. Si ritiene siano dei mercanti o degli allevatori di bestiame minuto tendenzialmente pacifici, ben disposti all’accordo e restii al ricorso delle armi (Neri 2005: 21). Possiamo immaginarli come uomini anziani appartenenti a questa o quella tribù, contraddistinti da particolari doti carismatiche, oltre che da intelligenza, abilità diplomatiche e profonda fede nel proprio dio. “Manca in essi qualsiasi tratto di eroismo guerriero perso¬nale. Li caratterizza un misto di fiduciosa umiltà e bonarietà soste¬nute dall’abbandono a Dio da una parte, e dall’altra una scaltrezza matricolata sostenuta dal loro Dio in persona” (Weber 1980: 69). Si tratta, dunque, non di eroi nazionali, bensì di persone che spiccano per la loro sagacia e per la loro capacità di appianare le contese e di mantenere rapporti di buon vicinato tra le diverse tribù.
Il patriarca è il depositario di una saggezza ancestrale, conosce gli antenati, la storia, le tradizioni e perfino il destino della tribù e il senso della vita dei suoi membri. Egli è un punto di riferimento e una guida sicura in tempi di pace. Compone le discordie interne e gestisce i rapporti con le altre tribù. Alcuni patriarchi entrano nelle leggende delle rispettive tribù e vengono idealizzati e ricordati come modelli di perfezione e di sapienza, perdendo così ogni contatto con la realtà storica. La tipica figura del patriarca tramandataci dalla Bibbia è quella di un uomo che si affida ciecamente a Dio, ben consapevole che questo «abbandonarsi» comporti per lui solo vantaggi, se non immediati, almeno futuri. Secondo la Bibbia, il primo patriarca è Abramo (cf. cap. III.1.4.), l’ultimo Mosè (cf. cap. III.1.8.).

Nessun commento:

Posta un commento