martedì 13 luglio 2010

III.2.1. Alle soglie della «Terra promessa»

Verso la fine del XIII secolo, mentre l’Assiria e l’Egitto attraversano un periodo di debolezza, la Fertile Mezzaluna è teatro di profondi sconvolgimenti politici, indotti dalle invasioni distruttive dei cosiddetti Popoli del Mare, di cui fanno parte i filistei, i quali si insediano nella regione costiera della terra di Canaan (che da loro assumerà, ai tempi dei romani, il nome di Palestina), dove fondano cinque città-stato a regime monarchico: Gaza, Ascalona, Ashdod, Gat ed Eqron. Per due o tre decenni ancora, però, i re filistei continuano a versare un tributo come vassalli del faraone, ma poi l’Egitto cessa di esercitare la sua influenza sulla regione e per i filistei si apre un lungo periodo in cui possono godere della piena indipendenza e non devono temere attacchi da parte di nemici esterni. Da questo momento e fino all’espansione imperiale degli assiri, cioè fino a circa l’850, Canaan non sarà più soggetta a condizionamenti da parte di grandi potenze, e ciò favorisce anche le numerose popolazioni – ammoniti, amaleciti, moabiti, idumei, edomiti, madianiti, aramei – che si affollano nell’entroterra cananeo e che sono organizzate, come abbiamo visto (cf. cap. II.8.), alcune in tribù, altre in monarchia (Num 20,14; 22,4). Tra queste ci sono anche gli ebrei.
Abbiamo visto come alcune tribù ebraiche si siano raccolte nell’area di Cades, dove, grazie alla comune fede in Jahve, stanno sviluppando uno spirito nazionale. Hanno già avuto modo di distinguersi in significative azioni militari, tanto da essere note al faraone col nome di «Israele», ma ancora non costituiscono un vero e proprio popolo. In pratica, alla fine del XIII secolo, gli ebrei sono ancora frammentati in tribù, ciascuna delle quali tiene alla propria indipendenza ed è restia ad unirsi alle altre. Rispetto alle altre popolazioni tribali, che da tempo si sono unificate sotto il comando di un re, essi non sembrano ancora pronti per passare dal nomadismo alla vita sedentaria, ma sentono che quel passo è necessario per assicurare loro un futuro. Sicuri dell’appoggio di Jahve, molti di essi sono convinti che devono unirsi e prepararsi ad un’azione di conquista, ma molti altri continuano a considerare temeraria quell’impresa e tendono a conservare lo status quo. Per il momento, a Cades prevale l’indecisione.

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