martedì 13 luglio 2010

II.9. Gli Assiri

Gli assiri sono una popolazione semitica residente nella Mesopotamia settentrionale, in una regione di transito, alquanto povera di risorse naturali, ma particolarmente adatta agli scambi commerciali. È logico, dunque, che essi si affermino prevalentemente come mercanti.

II.9.1. Storia
Gli assiri entrano nella storia agli inizi del II millennio a.C.. Inizialmente essi si affermano come agricoltori, allevatori e soprattutto come valenti commercianti, e la loro organizzazione sociale è pensata in funzione di queste attività. La loro infanzia è caratterizzata da brevi periodi di indipendenza alternati a lunghi periodi di sottomissione ad altre potenze, come la Babilonia di Hammurabi e il Mitanni, senza parlare delle ingerenze degli egizi e degli ittiti. La dipendenza da altre potenze è vista da molti come una vera calamità, non solo per la perdita economica che essa comporta, ma anche per la perdita di libertà cui il mercante non può rinunciare. Di conseguenza, gli assiri s’impegnano più volte in lotte per l’indipendenza, ma non riescono mai a ottenerla in maniera stabile. La svolta avviene dopo che Mitanni viene sottomesso dagli ittiti (inizi del XIV secolo). Da quel momento gli assiri diventano un’inarrestabile macchina da guerra.
Il nuovo corso ha inizio sotto il regno di Assur-uballit (1365-1330), il quale intraprende una politica imperialistica che porta l’Assiria a diventare una potenza militare di primo piano nello scacchiere vicino-orientale. “Da questo momento l’Assiria si presenta con un nuovo volto: un popolo, già di commercianti, si palesa guerriero feroce che non indietreggia dinanzi ad alcun ostacolo pur di imporre il suo dominio; in realtà la secolare esperienza di servaggio lo ha convinto che senza la difesa delle armi la ricchezza non solo non tiene lontane le cupidigie dei vicini, ma piuttosto le sollecita. Dall’indipendenza, dunque, all’impero e dall’impero all’imperialismo imposto dalla stessa logica dei fatti, ché l’Assiria sente di non poter essere tranquilla finché anche un solo stato possa in qualche modo minacciarla; di qui la serie ininterrotta di guerre che portano i soldati assiri fin nel lontano Egitto, di qui le deportazioni in massa e una ferocia che sembra chiusa a ogni sentimento di pietà” (Picchioni, Roggia 1985).
Salmanassar (1271-42) toglie il Mitanni agli ittiti e il suo successore, Tukulti-Nimurta I (1242-07) assoggetta temporaneamente Babilonia. Questa fase di espansione, che è favorita dal crollo dell’impero ittita e da un periodo di decadenza dell’Egitto, si esaurisce sotto il regno di Tiglatpileser I (1112-1074), allorché inizia un periodo di temporanea regressione.
L’espansione riprende con Assurnasipal II (884-858 a.C.), iniziatore di una travolgente politica espansionistica che raggiunge il massimo livello sotto Sargon II (721-705), anche grazie ad un fiorente artigianato, che è capace di costruire armi e carri da guerra, e all’uso del cavallo che gli assiri imparano a montare direttamente (Keegan 1994: 181). Per tutto il IX e VIII secolo, l’Assiria è la più grande potenza militare della Fertile Mezzaluna: Assur, una città che sorge sulle rive del Tigri, ne è la capitale; Assur è anche il nome del dio nazionale.
L’Assiria fonda la propria potenza quasi esclusivamente sulla forza delle armi e ciò la rende fragile, perché la circonda di nemici (Babilonia, Egitto, Elam, Media, ma anche sciti e cimmeri), contro i quali l’Assiria dovrà combattere senza sosta. Sargon trova la morte in una di queste battaglie e il suo corpo rimane in mano ai nemici. Secondo la credenza comune, ciò vuol dire che il suo spirito continuerà a vagare senza pace e potrà arrecare danno al suo popolo, una vera e propria maledizione, in risposta alla quale il figlio e successore Sennacherib fa celebrare riti di scongiuro e sposta la sede regale a Ninive.
Sennacherib (704-681) conduce diverse campagne militari, alcune delle quali infruttuose (Giuda) o con sconfitte (Elam). Babilonia invece viene distrutta, i templi profanati, la statua di Marduk portata a Ninive. Molti babilonesi ed elamiti bollano questa impresa come sacrilega e presagiscono sventure per il conquistatore. In effetti, contro ogni aspettativa (vi si oppongono, infatti, sia la tradizione che il diritto) e con sorpresa di tutti, il sovrano designa alla successione il figlio minore Esarhaddon, attirandosi così il legittimo risentimento dei figli maggiori che alla fine lo uccidono. È l’effetto della maledizione di Marduk, pensano in molti.
Esarhaddon (680-69) stabilisce che Babilonia dovrà avere un proprio re indipendente (anche se solo apparentemente). Forse intende così risolvere l’annoso problema di una Babilonia recalcitrante, che rifiuta di integrarsi e si ribella continuamente. Così, alla morte di Esarhaddon, due suoi figli indossano rispettivamente la corona di Babilonia e dell’Assiria.
Quest’ultima va ad Assurbanipal (668-27), che si distingue per alcune vittorie militari che confermano l’impero assiro nel ruolo di superpotenza, ma deve anche scendere in guerra contro il fratello, re di Babilonia, che gli si è ribellato. Ancora una volta Assurbanipal risulta vittorioso e ancora una volta rifiuta di cingere la corona di Babilonia, che invece viene affidata ad un governatore. Dopo Assurbanipal inizia il rapido declino dell’Assiria che, incapace di controllare in suo vasto impero con la politica e il diritto e dovendo unicamente affidarsi alle armi, finisce per crollare, quasi di schianto (612), sotto l’attacco congiunto di babilonesi e medi, e l’evento viene salutato con giubilo e incredulità da tutti i popoli oppressi del Vicino Oriente . Con l’uscita di scena dell’Assiria rimangono in campo quattro potenze: Egitto, Babilonia, Media e Lidia.

II.9.2. La società
Analogamente agli altri popoli delle Fertile Mezzaluna, anche la struttura sociale assira ha un fondamento religioso. Tutti i poteri (legislativo, economico, giudiziario e militare) sono nominalmente nelle mani del dio Assur, di cui il re è rappresentante umano. Il sovrano “esprime la propria legittimità a regnare come […] grande sacerdote e amministratore per conto del dio Assur” (Fales 2001: 33). Per svolgere le sue funzioni di governo, il re si serve di funzionari di corte e di governatori locali (Cancik-Kirschbaum 2007: 105-112). Sette maggiorenti, da lui stesso nominati, sovrintendono alle principali funzioni dello Stato (giudiziaria, militare, amministrativa, ecc.) e devono dar conto del proprio operato solo al re (Fales 2001: 53). Seguono una trentina di governatori delle province dell’impero e altri grandi funzionari (molti dei quali eunuchi, che sono ritenuti più affidabili e sicuri), cui è affidato il controllo e l’organizzazione di tutti i principali settori della vita economica e sociale del paese.

II.9.3. La guerra
Gli assiri praticano una guerra totale, senz’altro scopo che il saccheggio e lo sterminio. I loro eserciti sono ben organizzati e ben equipaggiati, anche per condurre guerre di assedio: dispongono di una solida fanteria e di cavalieri armati di archi e lance, ma anche di carri da guerra, arieti, torri su ruote e servizi di supporto, che costituiscono quanto di più moderno sia stato mai visto. Avanzano inesorabili, attaccano di sorpresa, distruggono, depredano, massacrano i prigionieri, sottopongono le popolazioni ad atroci supplizi, non stabiliscono rapporti amichevoli coi nemici vinti, si impongono solo col terrore. Nei territori rimasti liberi dopo il genocidio vengono fatte affluire nuove popolazioni, mentre i pochi risparmiati vengono deportati come schiavi e condannati a lavorare per i vincitori. L’intento è quello di cancellare la cultura del nemico vinto e di sostituirla con una nuova cultura, compatibile e asservita a quella assira. Tutto ciò suscita l’inevitabile reazione dei popoli insidiati, i quali non perdono occasione per cercare di liberarsi dal pericolo di annientamento. Perciò gli assiri hanno negli stessi popoli sottomessi, dei nemici da cui difendersi e la loro storia è segnata da una serie interminabile di guerre.

II.9.4. L’ideologia religiosa
Per sostenere e giustificare una politica così estrema, gli assiri elaborano un sistema ideologico idoneo, che è fondato su poche e semplici idee: Assur è di gran lunga il più potente degli dèi (enoteismo), l’Assiria è il centro del mondo, l’Assiro il vero uomo, gli altri popoli sono «senza dèi», o «abbandonati dai loro dèi», o «sostenuti da dèi inferiori», insomma nemici da combattere e sterminare senza pietà. In quanto sommo sacerdote di Assur, al re assiro è riconosciuto il compito di guidare la guerra santa contro gli infedeli. Quando tutti i popoli saranno sotto il dominio assiro, afferma la propaganda di regime, allora il mondo sarà perfetto. Le azioni di conquista assire vengono così ad assumere il significato di opere di purificazione, che si iscrivono nel più ampio processo di “unificazione di tutti sotto l’unico legittimo potere, in nome degli dèi assiri, come completamento dell’opera di creazione e ordinamento cosmico iniziata dagli dèi stessi” (Liverani 1988: 833-4). Ed ecco allora perché gli assiri possono comportarsi con ferocia inaudita e uccidere senza provare alcun sentimento di compassione: le loro azioni di conquista possono essere considerate le prime guerre di religione.

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