lunedì 12 luglio 2010

E) I tempi della Promessa

Gli ebrei immaginano che Dio attuerà la sua promessa in un giorno imprecisato, che essi chiamano il giorno del Signore (Is 13,6), il quale costituisce l’ultima tappa di un percorso storico articolato in tre momenti. Nel primo momento, Dio punisce Israele per i suoi peccati (Ger 2,19; Ez 20,13; Bar 1,15-20; Os 8,1; Am 3,2). Nel secondo momento, Dio perdona i giudei a condizione che ricostruiscano il tempio (Ag 1,8) e cambino vita (Ger 4,1). Nel terzo momento, Dio punisce i nemici di Israele (Ger 30,20; Bar 4,25; Gl 4,12) e conduce gli ebrei al trionfo (Ger 30,18; Ez 28,24-25; Bar 5,1; Gl 4,21; Am 9,11-15). I primi due momenti stanno per concludersi, mentre il terzo, ovvero il giorno del Signore, sta per essere attuato, anche se non se ne conosce la data esatta.
Gli ebrei ardono dal desiderio di conoscere la data in cui si compirà la Promessa. Ora, benché nessuno conosca tale data, tutti si aspettano tempi ragionevolmente brevi. Ezechiele ne è certo: “S’avvicina il giorno in cui ogni visione si avvererà […]. Durante la vostra stessa vita, gente ribelle, realizzerò le mie minacce” (Ez 12,23-24). Sofonia ritiene che “Il gran giorno della collera del Signore sta per arrivare, è vicino, è imminente” (Sof 1,14). Dello stesso avviso è Geremia: “È vicino il tempo nel quale realizzerò le promesse che avevo fatto per il bene del popolo d’Israele e di Giuda” (Ger 33,14). Michea è convinto che la giustizia del Signore sia imminente e che lui stesso ne sarebbe stato testimone: “I nostri nemici non hanno motivo di ridere di noi. Siamo caduti ma ci rialzeremo. Siamo nell’oscurità, ma il Signore sarà la nostra luce. Abbiamo peccato contro il Signore, dobbiamo subire la sua punizione, ma poi egli difenderà la nostra causa e ci renderà giustizia davanti ai nostri nemici. Ci condurrà alla luce e noi lo vedremo mentre ci salva. Lo vedranno anche i nostri nemici e saranno coperti di vergogna, proprio loro che ci dicevano: «Dov’è ora il Signore vostro Dio?». Allora li vedremo calpestati, come fango per le strade” (Mic 7,8-10).
A causa di questa generale aspettativa, ogni ritardo dev’essere giustificato. Per Aggeo, Dio tarderà solo per il tempo necessario alla ricostruzione del tempio (Ag 2,3-9), dopo di che ripristinerà la monarchia (Ag 2,23). Malachia ritiene che, prima di attuare la Promessa, Dio invierà il profeta Elia, affinché metta gli ebrei nelle condizioni ottimali a ricevere il loro Signore: “Prima che arrivi quel giorno, giorno grande e terribile del Signore, io vi invierò il profeta Elia. Egli riconcilierà i padri con i figli e i figli con i padri. Così io non dovrò più venire a distruggere la vostra terra” (Ml 3,23-24). Si tratta in ogni caso di dettagli: la sostanza è che i tempi della Promessa sono immaginati dagli ebrei come «vicini», se non addirittura «imminenti».

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